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Sfida AI per il private
L’acceleratore dell’intelligenza generativa è in sinergia con l’approccio strutturato del private equity. Migliorare ogni fase del processo di investimento incluso il cambiamento organizzativo delle aziende.
Si chiude un anno di transizione per il private equity, essendo da un lato tornato ad aumentare il numero delle operazioni di investimento, ma perdurando dall’altro le difficoltà legate ai processi di exit e al fundraising.
«Il 2025 si apre con aspettative decisamente positive per il settore, legate in particolare alla ormai ridotta inflazione (con tutti gli effetti benefici sia sui consumi che sui costi di materie e servizi) e all’attesa di un’ulteriore discesa dei tassi d’interesse, che faciliterà i processi di valorizzazione e disinvestimento — dice Walter Ricciotti, CEO Quadrivio Group-.
Per contro permangono le incertezze geopolitiche mondiali, che potranno continuare a influenzare l'economia, a partire dalla propensione dei consumatori agli acquisti e degli imprenditori agli investimenti, anche nel corso del prossimo anno».
Quel che è sicuro è che il 2025 porterà una nuova ulteriore sfida (e opportunità!) per il private equity: quella di «saper utilizzare al meglio l'intelligenza artificiale per il proprio business e per le aziende partecipate» sintetizza Walter Ricciotti.
L’esperto spiega che il 2024 è stato infatti un anno chiave per l’Artificial Intelligence (AI), che ha cominciato a essere utilizzata maggiormente in tutti i settori economici e il prossimo anno sarà quello in cui questa tecnologia, sempre più pervasiva e accessibile, si affermerà definitivamente, con la consapevolezza che si tratta non di un fenomeno temporaneo, ma di una leva strategica imprescindibile per la competitività delle aziende.
«Pur essendo l’adozione dell’AI da parte delle imprese ancora in una fase molto iniziale (il rilascio della prima versione di ChatGPT risale a poco più di due anni fa, il 30 novembre 2022 per l’esattezza), è ormai chiaro a tutti i decisori aziendali che non si può più rimandare l’utilizzo dell’AI, o si rischia di restare decisamente indietro rispetto ai concorrenti e al mercato — afferma Walter Ricciotti-.
In questo processo di adozione dell’AI, il private equity avrà indubbiamente un ruolo fondamentale, come ha sempre avuto nella sua storia di acceleratore di processi evolutivi aziendali, quali ad esempio la spinta che ha dato alle aziende partecipate all’internazionalizzazione, al consolidamento di settori frammentati, alla digitalizzazione, all’adozione di politiche ESG».
Per l’esperto, i gestori di private equity avranno pertanto l’opportunità di intervenire nelle aziende partecipate al fine di supportare gli imprenditori e i manager nel non banale processo di implementazione dell’AI nei propri processi. Ciò dovrà necessariamente partire da una valutazione degli attuali strumenti digitali dell’azienda, ma anche dell’organizzazione interna; se quest’ultima non fosse pronta e strutturata per accogliere le nuove tecnologie, sarà compito dei gestori di private equity facilitare un preventivo e necessario cambiamento organizzativo.
«Le aziende che hanno già cominciato a utilizzare i nuovi strumenti di AI stanno infatti già sperimentando quanto ciò impatti in termini di efficienza interna, efficacia delle proprie azioni, velocizzazione di molti processi aziendali e contributo alla generazione di nuove idee e prodotti — dice Walter Ricciotti -.
Ma oltre all'impatto che l’AI avrà sulle partecipate dei fondi, vi è quello ulteriore che avrà sulla maniera in cui i gestori di private equity lavorano quotidianamente. Pur essendo ancora in una fase molto iniziale, si intravedono già importanti e molteplici ambiti di applicazione che l’AI potrà avere.»
Screening dei deal
La ricerca dei deal e la creazione di una pipeline di investimenti sono cruciali per il successo del private equity; gli strumenti di AI potranno semplificare enormemente questo processo. «La capacità dell’AI di analizzare in tempi rapidissimi una enorme quantità di dati permetterà di individuare più facilmente le aziende con maggiore potenziale di crescita e più in linea con la strategia di investimento di ciascun gestore — analizza l’esperto —. Tale screening preventivo darà priorità a un numero più ristretto di deal sui quali i gestori potranno concentrare i propri sforzi di analisi successiva, risparmiando tempo e risorse preziose.»
Analisi della pipeline
Per l’esperto, anche nella fase di successivo approfondimento, l’AI diventerà rapidamente un facilitatore dell'analisi delle opportunità, fornendo indicazioni attraverso i propri algoritmi predittivi, che saranno poi integrate con la capacità dei team di investimento di valutare i rischi e le opportunità delle aziende target, nonché la qualità del management delle stesse.
Due diligence
L’AI velocizzerà ed efficienterà la due diligence, un processo cruciale nell’attività di private equity, ma spesso lungo e complesso. «L’AI permetterà di analizzare la mole spesso molto ampia di documenti presenti in data room, anche confrontando tali informazioni rispetto a dati pubblici di aziende concorrenti che l’AI è in grado di ricercare nel web in tempi rapidissimi — dice Walter Ricciotti — . Anche qui, l’AI non sostituirà la capacità dei gestori e dei rispettivi consulenti nel processo di due diligence, ma la integrerà con la veloce analisi di una mole enorme di informazioni difficilmente ottenibile con la sola capacità computazionale umana».
Gestione del rischio
La gestione del rischio è una parte fondamentale dell’attività di private equity; «l’AI integrerà, ma non sostituirà del tutto, i metodi tradizionali per segnalare e anticipare in tempo utile eventuali problematiche future, aiutando a identificare segnali di difficoltà, nonché fornendo informazioni in tempo reale sull’andamento dei settori, evidenziando cambiamenti che potrebbero influenzare la performance delle società in portafoglio» dice Walter Ricciotti.
Reporting e gestione delle partecipate
Una gestione efficiente del portafoglio richiede un monitoraggio continuo e costante delle aziende partecipate.
«Gli strumenti di AI miglioreranno fortemente questo processo, fornendo ai gestori dei fondi informazioni in tempo reale, automatizzando i flussi di reportistica ed evidenziando deviazioni da proiezioni e benchmark di settore — spiega l’esperto —. Grazie anche al monitoraggio degli indicatori chiave di performance (KPI) delle società in portafoglio, i team potranno identificare tempestivamente eventuali problemi e agire rapidamente per risolverli».
Exit strategy
Infine, l’AI consentirà anche una migliore pianificazione delle exit, identificando le condizioni ottimali per la cessione delle partecipate, attraverso analisi comparative rispetto al settore e alle aziende concorrenti.
«La capacità analitica dell'AI permetterà inoltre di supportare i team nell’identificazione dei potenziali acquirenti più interessanti, valutandone la precedente strategia di acquisizione e i prezzi pagati — spiega l’esperto —. Quadrivio Group, che opera da oltre 25 anni nel private equity, ha già da tempo intercettato le enormi potenzialità dell’AI e i cambiamenti epocali che ne deriveranno, tanto da lanciare a fine di quest’anno un fondo dedicato, l’Artificial Intelligence Private Equity Fund, la cui mission sarà quella di investire in PMI di settori a elevato contenuto tecnologico, quali ad esempio l’advanced manufacturing, il software e l’ICT, l’architettura AI e la cybersecurity, e supportare una rapida ed efficace adozione dell’AI nelle aziende partecipate dal fondo stesso».
Tuttavia, non si può non sottolineare che l’utilizzo dell’AI nel private equity non è privo di sfide.
«L’implementazione di queste tecnologie richiede investimenti significativi, competenze specialistiche e una gestione attenta della cybersecurity per proteggere dati sensibili. Per questa ragione il nostro gruppo ha individuato in Microsoft il partner tecnologico, per combinare in modo sinergico l’approccio strutturato del private equity con un acceleratore imprescindibile come quello dell’intelligenza generativa» dice Walter Ricciotti che poi conclude:
«L’AI rappresenta una leva strategica che rivoluzionerà anche il settore del private equity, migliorando ogni fase del ciclo di investimento, ma solo per i fondi che sapranno integrare queste tecnologie con intelligenza e visione strategica, diventando protagonisti di una nuova era di crescita e innovazione».