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Quadrivio Group
02.10.2024

Quick chat con Alessandro Binello e Alessandra Gritti

Un’intervista doppia ad alta velocità. Su MFF-Magazine For Fashion domande e risposte a due ceo di grandi realtà italiane d’investimento. Per scoprire quali sono i punti chiave del loro lavoro

Alessandro Binello Ceo @Quadrivio group 
Alessandra Gritti Ceo @Tamburi investment partners

Come descriverebbe il suo lavoro?

A.B. Noi costruiamo delle multinazionali tascabili e italiane nel settore della moda che dovrebbero essere in grado di crescere nel giro di pochi anni. 

A.G. Con la reputazione che la finanza si è guadagnata negli ultimi anni dovremo solo vergognarci, tutti. Ma se riesci a convogliare capitali sani verso società che vogliono crescere, fai uno dei mestieri più utili al mondo.

Qual è l’aspetto che le piace di più? Cosa invece cambierebbe?

A.B. L'aspetto che ci piace di più è l’avere un grande talento. Lo stiamo sfruttando poco perché ci manca l’organizzazione. La cosa che più cambierei invece è la percezione degli investitori. Molti credono che sia un settore troppo rischioso questo, quando invece secondo me è una grande opportunità perché genera più flussi e margini di quello tech. 

A.G. L’aspetto che mi piace di più è la fortuna di potersi occupare di progetti e persone diversi. Ogni inizio è un’emozione. Cambierei il fatto che molti si improvvisano oggi interlocutori in un campo così complesso, senza avere l’esperienza adeguata.

Perché crede sia importante investire nel fashion&luxury?

A.B. Perché sicuramente c'è un grande potenziale di sviluppo. È un ambito sempre più interessante, dove bisognerebbe attirare più capitali possibili.

A.G. Perché l’Italia da sempre insegna al mondo come si fanno certe arti, infatti siamo stati bravissimi a evolverci dall’artigianato storico a una manifattura di altissimo livello. E, poi, perché i margini sono interessanti e gli operatori di qualità li manterranno.

Quali sono i punti di forza? 

A.B. Ma il punto di forza è il fatto che nessuno ci può togliere cose come la capacità creativa, la qualità, il Made in Italy, giusto? È chiaro che come tutti i settori soffre la situazione economica. Più l’economia cresce, meglio è anche per questo ambito. 

A.G. Al di là di trend e dati di settore, se sei capace di interpretare i desideri dei consumatori e con una struttura patrimoniale che ti consente di valorizzare brand e prodotti, vinci sempre. Se hai un’azienda fragile, salvo eccezioni, sei condannato a soffrire.

Quale altra industria ritiene interessante? 

A.B. Sicuramente il settore della longevity, cioè dei beni e servizi per gli over 50, visto l'invecchiamento della popolazione. Un altro comparto importante è quello dell'innovazione tecnologica, dell’intelligenza artificiale, che secondo noi determinerà una trasformazione rilevante, per cui poi sarà trasversale anche su diverse industrie. 

A.G. Certamente ciò che riguarda l’informatica, le comunicazioni e la salute della persona andrà bene, ma anche qui nulla è scontato. I temi di innovazione e di adeguata patrimonializzazione saranno ancor più determinanti dove gli investimenti faranno la differenza tra chi andrà bene o benissimo e chi andrà male.

Crede che l’AI generativa avrà un impatto sull’industria moda? 

A.B. Sarà un impatto trasformativo. Alcuni processi che oggi vengono gestiti manualmente, saranno affidati a un'intelligenza diversa, per cui saranno più efficienti. Non lo vedrei come un pericolo, ma piuttosto come un miglioramento, un efficientamento. 

A.G. Questa storia dell’AI sta diventando troppo di moda. In realtà la usiamo da 20-30 anni in tante cose. Quella che viene chiamata «generativa» è di fatto una normale evoluzione, con qualche accelerazione, di un’informatica avanzata. Ma, certo, sta già avendo impatti anche sulla moda.