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IA, una grande opportunità per le Pmi
Quadrivio lancia un fondo da 300 milioni per aziende pronte al salto tecnologico
Dopo aver fatto lievitare i titoli delle big tech che l'hanno sviluppata, l'intelligenza artificiale (IA) si appresta a far sentire i propri effetti anche sulle aziende che la stanno adottando. E anche in questo caso le potenzialità sono enormi. Di questo è convinto Fabio Boschi, managing partner di Quadrivio Group, società di gestione specializzata negli investimenti alternativi che ha di recente lanciato il fondo Artificial intelligence Pe con una dotazione di 300 milioni di euro proprio per cogliere queste opportunità. Il fondo, che vede Microsoft come prestigioso partner tecnologico, investe in Pmi attive nel segmento B2B che operano in settori di servizio e prodotti dove l'IA avrà un ruolo determinante nel loro modello di business. «Siamo a un punto di svolta epocale - spiega Boschi - l'intelligenza artificiale non sta solo trasformando i modelli di business, sta ridefinendo il modo stesso in cui si crea valore». Secondo il partner di Quadrivio, il potenziale delle piccole e medie imprese italiane è enorme: «Le Pmi rappresentano il 98% del tessuto imprenditoriale italiano e generano oltre il 75% del fatturato nazionale. Tuttavia, il livello di adozione di tecnologie avanzate come l'IA resta basso. Questo apre un doppio spazio: ottimizzazione operativa e opportunità di ritorni superiori alla media».
Secondo uno studio Ambrosetti-Microsoft, l'adozione dell'IA da parte delle Pmi potrebbe generare fino a 122 miliardi di euro di valore aggiunto nei prossimi 15 anni. Le aziende che sapranno integrarla in modo efficace potranno aumentare l'efficienza operativa fino al 20% e i margini fino al 19,5%. «L'Italia è ancora un mercato frammentato e meno consolidato rispetto a realtà come Germania o Francia - prosegue Boschi - ma proprio questa frammentazione rappresenta un'opportunità di valore, che può essere colta attraverso aggregazioni, digitalizzazione e scalabilità. Il futuro ci porterà verso sistemi aziendali aperti e interoperabili, dove i modelli di business si sposteranno dal "produrre cose" al costruire e gestire piattaforme intelligenti, efficienti e scalabili».
Il forte rialzo dei titoli tecnologici Usa legati all'intelligenza artificiale non impensierisce l'esperto di Quadrivio: «Non seguiamo mode ma mega-trend. Il nostro approccio è industriale e radicato. Investiamo in aziende con problemi reali da risolvere e use case concreti. Investiremo da private equity in aziende reali, con bisogni concreti, che usano l'IA per trasferire tecnologia, risolvere problemi strutturali, rafforzare la competitività e generare valore. Dedicheremo grande attenzione al comparto degli independent software vendors, le società che stanno abilitando l'lA in settori chiave come manifattura, sanità, retail e servizi professionali».
Per Boschi l'intelligenza artificiale oggi non è più una semplice scommessa: è la nuova infrastruttura tecnologica dell'economia globale. «Entro il 2040, i ricavi legati all'IA supereranno gli 11 trilioni di dollari. Ma il vero vantaggio competitivo è intercettare i mercati locali dove l'adozione è ancora bassa, come l'Italia».