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Quadrivio Group
27.09.2024

Reindustrializzare il Paese sviluppando la filiera italiana dell’Intelligenza artificiale

L’AI è riconosciuta inevitabile per la reindustrializzazione del paese, intesa come fare industria investendo in dati e in tecnologie digitali e non solamente investendo in macchinari, in automazione e prodotti. Per realizzare questo cambiamento gli imprenditori e le imprese, soprattutto le Pmi, necessitano di un’offerta di competenze e servizi di AI da parte di imprese specializzate anche in Italia. L’Italia si trova in un momento cruciale per valutare come inserirsi nel panorama globale dell’intelligenza artificiale (IA). Pur non essendo un leader indiscusso nella progettazione e produzione di hardware o software, il Paese ha comunque un patrimonio di competenze, risorse e potenzialità che potrebbe sfruttare per ritagliarsi un ruolo significativo. Vediamo come le aziende italiane potrebbero posizionarsi in questo contesto e realizzare una filiera dell’AI e dove risiedono le migliori opportunità di investimento.

Compute Hardware: Tradizione e Innovazione

L’idea di creare una “GPU Italia” appare, al momento, un’utopia. L’industria dei semiconduttori richiede investimenti colossali e competenze tecnologiche avanzatissime, settori in cui al momento manchiamo di una presenza competitiva. Tuttavia, non è tutto perduto. L’Italia ha già una tradizione consolidata in questo ambito, rappresentata da aziende come STMicroelectronics e dal lavoro pionieristico di Federico Faggin, il co-inventore del microprocessore. Il mercato dell’hardware, specie in ambito IA, è talmente ampio e in rapida espansione che ci sono spazi importanti per startup innovative. Temi come il consumo energetico e la sostenibilità rappresentano opportunità cruciali per lo sviluppo di nuove soluzioni. Le università italiane potrebbero giocare un ruolo di primo piano, attirando investimenti e promuovendo la ricerca. 
Un’altra area di potenziale sviluppo riguarda l’ottimizzazione delle reti. Con la crescita dei modelli di intelligenza artificiale e dei dataset, il network potrebbe diventare il collo di bottiglia delle infrastrutture di GPU. Anche qui, esistono margini per startup e progetti di ricerca volti a migliorare l’efficienza delle reti. Inoltre, l’accesso alle risorse necessarie per la costruzione di chip, come le “terre rare”, sta diventando sempre più strategico. L’Italia, conscia di questa tendenza, ha recentemente avviato la riapertura di miniere sul proprio territorio, dimostrando una chiara volontà di entrare in questo mercato. Ottimizzare i processi di estrazione e trattamento dei materiali potrebbe aprire la strada a nuove opportunità economiche e di ricerca. 

Cloud Platform: Una Questione Geopolitica

La posizione geografica dell’Italia, al centro del Mediterraneo, offre una piattaforma ideale per attrarre investimenti stranieri nell’area dei datacenter e dei servizi cloud. La vicinanza all’Africa e al Medio Oriente potrebbe fare dell’Italia un hub strategico per la distribuzione di servizi cloud in queste regioni in rapida crescita. Tuttavia, vi sono sfide da affrontare, come la disponibilità di suolo e la necessità di garantire un approvvigionamento energetico adeguato per supportare l’infrastruttura cloud di nuova generazione. L’Olanda, con la sua fiorente industria dei datacenter, può servire da modello. Anche se le questioni politiche e regolamentari saranno cruciali per la realizzazione di questi progetti, l’Italia potrebbe trarre vantaggio dalla crescente domanda di soluzioni sostenibili ed energeticamente efficienti, aree dove l’innovazione potrebbe essere determinante.

Tooling: Innovazione a Basso Costo

Il settore del “tooling” per l’IA è in fermento. Lo sviluppo di software per la creazione e il perfezionamento di modelli di intelligenza artificiale è un’area in cui l’Italia potrebbe eccellere, grazie ai costi relativamente bassi di sviluppo e all’abbondanza di talenti nel settore IT. Tuttavia, va sottolineato che i margini di profitto non sono particolarmente alti, poiché molti degli strumenti necessari sono open-source. Il mercato, tuttavia, è ancora giovane e in evoluzione. Le aziende italiane potrebbero trovare nicchie inesplorate, come la sicurezza, il controllo qualità, e la “responsible AI”. Alcune aziende italiane, come Almawave e iGenius, stanno già sviluppando modelli linguistici italiani e strumenti correlati che potrebbero avere un impatto significativo, soprattutto in ambiti specifici come quello legislativo e culturale.

Makers: Innovazione nei Modelli Linguistici

Lo sviluppo di grandi modelli linguistici (LLM) è un’impresa costosa e complessa. Le nuove generazioni di LLM richiedono investimenti miliardari per il training, un ostacolo significativo per le aziende italiane. Anche i modelli linguistici di dimensioni ridotte comportano costi elevati e un’applicabilità limitata, rendendo difficile competere con giganti come OpenAI e Google. Tuttavia, l’IA generativa è ancora un campo in evoluzione, dove nuove idee e intuizioni possono fare la differenza. Le startup e le università italiane potrebbero concentrarsi sullo sviluppo di modelli più piccoli, dove l’innovazione e l’efficienza potrebbero consentire di ottenere risultati competitivi senza le enormi risorse necessarie per i modelli più grandi. Inoltre, la generazione e la gestione di dati unici e rilevanti, come gli archivi della RAI, potrebbero costituire un vantaggio competitivo per il training di modelli linguistici in ambito locale.

Takers e Shapers: Applicazioni e Formazione

Le maggiori opportunità economiche a lungo termine risiedono nelle applicazioni che utilizzano i modelli di intelligenza artificiale. Gli analisti suggeriscono di iniziare come “takers”, cioè sviluppatori di applicazioni, per raccogliere dati e feedback prima di passare al “fine-tuning” e diventare “shapers”, ossia creatori di soluzioni personalizzate e ottimizzate. In questo contesto, la formazione gioca un ruolo fondamentale. Sebbene vi sia un’ampia offerta di corsi online, questa è spesso frammentata e quasi esclusivamente in inglese. C’è quindi spazio per iniziative di formazione più mirate e in lingua italiana, che potrebbero aiutare le aziende a sfruttare al meglio le potenzialità dell’IA. 
Un settore specifico dove l’Italia potrebbe fare la differenza è quello legale e fiscale, dove la complessità e le specificità locali offrono un’opportunità unica per lo sviluppo di applicazioni ad hoc. Aziende come Teamsystem e Zucchetti stanno già integrando funzionalità basate sull’IA nei loro software per la gestione delle PMI. 
Infine, il turismo, uno dei pilastri dell’economia italiana, offre ulteriori opportunità. La raccolta e la gestione dei dati turistici possono essere sfruttate per creare nuove soluzioni innovative, distinguendo l’offerta italiana nel mercato globale. 
L’Italia ha le competenze, la tradizione e le risorse per giocare un ruolo significativo nell’era dell’intelligenza artificiale. Nonostante le sfide, le opportunità sono numerose, soprattutto per quelle aziende che sapranno cogliere l’importanza dell’innovazione e della sostenibilità. Sfruttando le proprie peculiarità geografiche, culturali e industriali, l’Italia può ritagliarsi uno spazio di rilievo nel panorama globale dell’IA, creando valore non solo per il proprio tessuto economico, ma anche per la comunità internazionale.