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Così la finanza è al servizio dell’impresa
Paparoni (investment director di Quadrivio): “Capitali e visione: così gli investitori finanziari possono rendere più competitiva l’industria 4.0 italiana”
“La tecnologia e la finanza sono leve per lo sviluppo, ma al centro resta sempre l’impresa, con la sua idea di business, i suoi progetti di crescita e la creazione di posti di lavoro”. Pietro Paparoni, investment director di Quadrivio Group, sintetizza così l’evoluzione in atto nel settore e la filosofia che caratterizza il fondo Industry 4.0 giunto alla settima acquisizione.
Cominciamo dall’attualità. Avete appena annunciato di aver rilevato la maggioranza di Twist. Qual è la ratio di questa operazione?
“Si tratta di un’azienda con sede a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, che ha la leadership nazionale nella vendita di devices elettronici ricondizionati, come smartphone, tablet e pc. In questo modo facciamo un passo in avanti sul fronte della circular economy”.
Dunque, un’acquisizione all’insegna del binomio tra transizione digitale e ambientale?
“Esatto. Il mercato dei dispositivi rigenerati è in forte crescita: vale già un miliardo di euro a livello europeo e si stima un progresso annuo intorno al 10% ancora per diverso tempo. Il processo di Twist si articola in tre fasi: il testing, con i dispositivi sono sottoposti a oltre 30 verifiche dello stato; il laboratory, durante il quale i prodotti vengono riparati da un team di tecnici altamente specializzati; infine il grading, in cui a ciascun modello viene associato un punteggio sulla base delle condizioni esterne del prodotto, che ne determina, a parità di prestazione tecniche, il prezzo finale. Si tratta di un’azienda che nel 2022 è arrivata a fatturare 100 milioni di euro, con un margine Ebitda (indicatore della redditività aziendale, ndr) superiore al 5%. Aggiungo che i due soci fondatori, Francesco Santucci e Maurizio Santucci, rimarranno alla guida della società e vi reinvestiranno a loro volta, con una quota complessiva del 40%. In sostanza, condivideremo il percorso di crescita con più risorse a disposizione”.
È la conferma che il private equity ha cambiato volto rispetto a qualche tempo fa e oggi adotta un’ottica industriale accanto alle stime finanziarie su crescita e rendimenti attesi?
“La finanza al servizio dell’impresa è il motto di Quadrivio dalla sua nascita, ormai 20 anni fa. Questo concetto vale a maggior ragione in un contesto – come quello attuale – in cui i tassi di finanziamento non sono più a buon mercato come accadeva fino a un anno fa. Fare private equity significa individuare aziende già con un bel modello di business e buoni fondamentali, ma con un potenziale di crescita in buona parte ancora inespresso. Per fare queste selezioni sono necessarie visione, conoscenza dell’economia d’impresa e anche un orizzonte d’investimento non limitato a pochi anni”.
Non sono qualità che hanno già imprenditori?
“Certo, il nostro compito è di affiancarli apportando non solo capitali finanziari, ma anche conoscenze in vari ambiti. Le faccio un esempio: stiamo assistendo a una ricomposizione delle filiere globali di approvvigionamento, che tra le altre cose porta a forti investimenti in Sud America. Abbiamo da poco comprato un’azienda nell’area, che può aprire nuove opportunità di crescita a un’altra realtà già nel portafoglio del fondo. Questo è stato possibile non solo per la liquidità a disposizione del veicolo, ma anche per la capacità di scandagliare il mercato locale e di agire tempestivamente, prima dei concorrenti. Così facendo abbiamo rafforzato una componente fondamentale dell’industria 4.0, che è quella dei servizi, rilevante quasi quanto la manifattura”.